Se lui deve fare una scelta, che la faccia subito. Così lo aspetterò. Oppure lo dimenticherò. Aspettare è doloroso. Dimenticare è doloroso. Ma non sapere quale decisione prendere è la peggiore delle sofferenze.
Paulo Coelho
Da sempre, l’iniziativa “Genitori in circo-lo”, condotto da Elisabetta Nasuti, pedagogista clinica che da dieci anni accompagna il lavoro dell’associazione, è uno spazio e un tempo che ha l’intento di mettere “idealmente” i bambini al centro dello sguardo di educatori e genitori, per riflettere sulle relazioni educative che si mettono in gioco.
Cos’è una relazione educativa? E’ un’esperienza di condivisione di gesti, emozioni, scelte che ci danno delle informazioni gli uni degli altri, che consentono di far conoscere bambini e adulti, e se c’è la volontà, di entrare in comunicazione. Per fare questo è necessario accedere alla dimensione della com-passione, nella sua accezione più alta e nobile, ovvero del sentire, tra noi adulti e con i nostri bambini , le nostre emozioni, i nostri dubbi, i nostri pensieri, ovvero mettersi semplicemente in ascolto di sé e dell’altro.
Ciò non vuol dire accontentare il bambino in ogni sua richiesta, ma vuol dire esserci, vederlo e vedere ciò che è bene per lui e ciò presuppone delle scelte, anche non facili.
Ma cosa è “ il meglio”? Ed in particolare, chi decide cosa è meglio per i nostri bambini?
Decide il modello famigliare con cui siamo cresciuti? Decide la società o l’opinione degli amici? Decide la televisione o l’ultimo blog di grido?
È molto difficile scegliere per noi adulti tra tutto questo marasma fatto di opinioni, abitudini, stereotipi, doveri che la società ci impone. È talmente grande questa responsabilità che si può essere attratti dall’idea di non scegliere oppure di far scegliere ai nostri bambini.
In questo frangente dobbiamo sempre ricordarci che il bambino è piccolo, ciò non significa “stupido”, ma vuol dire che è nuovo alla vita, inesperto e quindi non in grado di vedere tutti gli aspetti di un’ esperienza, di capire cosa è meglio per lui nel lungo termine. Il bambino è quindi incapace di reggere il peso di molte scelte che lo possono rendere onnipotente o angosciato e incapace di muoversi in qualsiasi direzione o di vivere qualsiasi, seppur piccola, frustrazione.
Per far sì che i genitori non siano i primi a soccombere sotto il peso delle pressioni sociali, è necessario farsi delle domande imprescindibili:
In quale direzione vogliamo andare con i nostri figli?
Ci sono scelte fondamentali educative, quelle della vita. E’ indispensabile scegliere i valori educativi del nostro progetto educativo familiare. Senza questo, tutte le altre scelte non possono avvenire perché tutto discende da qui.
QUI LA SCELTA E’ DELL’ADULTO, NON E’ UNA SCELTA ALLA QUALE PUO’ COMPARTECIPARE IL BAMBINO: lo farà con il tempo, crescendo, partendo da piccole scelte fino a diventare sempre più autonomo.
La crescita implica gradualità, cambiamento, continui assestamenti e movimenti dove, in quanto adulti, dobbiamo comunque assegnare delle priorità.
Sicuramente c’è un margine di scelta a cui i nostri figli possono partecipare. È bene iniziare con scelte facili con i più piccoli (es. scegliere che gioco fare dopo pranzo), e poi aumentare il grado di difficoltà della scelta a seconda dell’età, per poi esercitarci con i più grandi a valutare le possibili conseguenze di certe scelte
L’adulto che sia genitore o educatore: è colui che “tira fuori” ciò che il bambino ha dentro, ma è anche colui che orienta, indica e decide (es. alimentazione, orari del sonno, la relazione con gli altri), che dona al bambino una bussola, a cui lui può spesso contrapporsi, per metterci alla prova e per vedere se i punti di riferimento che ha sono saldi. Spesso lo scontro e la ribellione sono un modo per i bambini di cercare una relazione: vogliono sapere chi siamo e cosa pensiamo. Per questo è fondamentale l’ascolto come base di un dialogo costruttivo.
L’educazione implica sempre un alto grado di assunzione di responsabilità quindi di scelta, non solo che orienta e indica ma anche in certi momenti “costringe” (es. pensiamo semplicemente a quando i bambini non vogliono vestirsi o svestirsi). Poichè il bambino/adolescente, crescendo, inizierà a scontrarsi ed a fare i conti con i limiti della società, del mondo del lavoro e delle relazioni. Se impara a fare questo in famiglia, con le persone che lo amano di più, si creerà un’importantissima base per il futuro.
Scelgo io o scegli tu? Cosa significa scegliere? Avere la consapevolezza della conseguenza delle scelte, ogni scelta porta in una direzione, che implica il lasciare qualcosa a favore di qualcos’altro e di passare attraverso diverse fasi: l’entusiasmo, la stasi, la frustrazione, la riuscita. In queste fasi è fondamentale allenare la pazienza che consente di accettare i diversi cambiamenti connessi alla scelta e di valutare se essa permane valida nel tempo o va cambiata.
Un altro aspetto fondamentale è quello di non basarsi sulle scelte unicamente sul principio del piacere: ti piace o non ti piace?
In questo modo abituiamo i bambini ed i ragazzi alle scelte esclusivamente in base al piacere che è un principio che con la crescita inevitabilmente si scontra con le reali opportunità che la vita propone e che il vivere in società richiede.
Ciò non significa non tenere conto delle inclinazioni del bambino, ma vuol dire, considerando la sua unicità e la sua personalità, sostituire la domanda del principio di piacere con: è bene per te o non è bene per te?
Quindi non pensare alla soddisfazione immediata, ma al benessere a lungo termine del bambino all’interno del suo percorso di crescita.
Dimostrandoci, nella nostra imperfezione, adulti in grado di esercitare le proprie responsabilità, gradualmente il bambino e il ragazzo imparerà ad acquisire strumenti sempre più adatti ad affrontare le decisioni in prima persona, ed essere a sua volta un adulto consapevole delle sue scelte e dei suoi valori.
Elisabetta Nasuti conclude l’incontro dicendo queste preziose parole:
“Siccome i nostri bambini sono vita in movimento, dobbiamo coltivare per loro aspettative alte, non dobbiamo spegnerli noi, con la nostra paura, con le nostre insicurezze e con le nostre paure. È necessario credere nei valori più alti che abbiamo dentro, come esseri umani, dobbiamo credere in noi e in loro, che mano nella mano cresciamo insieme. Per questo è necessario essere degli adulti vivi, ovvero presenti con loro, anche nel contraddittorio dell’esistenza.”