GENITORI IN CIRCO-LO # 3
"Chi sono io?"
Educare alle emozioni significa promuovere e realizzare una strategia relazionale, improntata all’ascolto, tra adulto e bambino. Lo scopo, che con grande determinazione porta avanti il ciclo di incontri di “Genitori in circolo”, è proprio questo: diventare buon ascoltatori del grande mistero che portano dentro di sé i nostri bambini, allenando con costanza la forza dell’empatia e della comprensione per costruire antenne sensibili ai loro percorsi di crescita.
Elisabetta Nasuti, pedagogista clinica e fondamentale punto di riferimento per la didattica nel progetto educativo dell’ Associazione, inizia l’incontro con un passaggio estratto dal libro “Alice nel paese delle meraviglie”.
“Chi sei? — disse il Bruco. Non era un bel principio di conversazione. Alice rispose con qualche timidezza: — Davvero non te lo saprei dire ora. So dirti chi fossi, quando mi son levata questa mattina, ma d’allora credo di essere stata cambiata parecchie volte.” (Lewis Carroll)
Ciascuno di noi nasce con un’innata propensione al cambiamento: è un processo inevitabile che necessita grande consapevolezza. ll grosso lavoro, che coinvolge tutt’ora noi adulti e impegna i bambini nella crescita, è proprio rispondere a questa domanda: Chi sono io, in questo percorso di vita in costante mutamento?
È compito dell’adulto accompagnare il bambino nell’esplorazione di questa domanda. Come fare? Quale direzione prendere?
È bene ricordare che tutto ciò che dovremmo dare ai nostri bambini, è esattamente quello che desideriamo e dovremmo capire per noi per il nostro processo di crescita personale. Restare in contatto con sé stessi mantenendo l’autenticità, ci permette di ascoltare e di entrare in empatia con i nostri bambini, poiché l’adulto è colui che orienta il loro senso di crescita e che alimenta la loro fiducia.
Fiducia non vuol dire soltanto credere nelle loro potenzialità, ma significa anche dare importanza a ciò che loro ci dicono riguardo le loro emozioni. Ogni giorno i bambini si misurano con esse: iniziano a sperimentare cosa significa avere coraggio, portare pazienza, saper tollerare e soprattutto sapersi contenere, regolando gli impulsi e ragionando sui comportamenti da attuare. Nessun giorno ci lascia senza aver operato dentro di noi delle metamorfosi. Ogni giorno quindi è buono per vivere piccole e grandi conquiste.
Ecco perché rimane essenziale rispettare sempre l’emozione del bambino, anche se ci sembra incomprensibile ed esagerata; è nostro compito stimolare le sue risorse e il fatto che le riconosca come tali, anche, ad esempio, davanti a vissuti di dolore o di paura, esplorando con lui diverse soluzioni e individuando insieme le risorse interne che può mettere in campo.
Può succedere inoltre che ci siano periodi in cui il bambino fa molti progressi e altri in cui ha bisogno di una pausa e, quasi fosse spaventato dai suoi grandi passi avanti, regredisce. È importante ricordare che questo fenomeno è del tutto normale: a ogni conquista, il bambino compie un balzo in avanti legato all’apprendimento di nuove capacità per poi, in alcuni casi, ritornare sui suoi passi, ciò gli permette di stazionare in un’area di esperienza già conosciuta, consolidando la fiducia in sé e metabolizzando l’esperienza. Quindi è bene accogliere questo fenomeno e notarlo insieme al bambino, cercando insieme gli strumenti, non per combatterlo, ma per superarlo.
In questo percorso di crescita infatti, all’interno di una relazione di reciprocità, giocano sempre due parti: l’adulto con la funzione di regolatore e il bambino che ha una sua ben precisa personalità e unicità in via di sviluppo, per questo non ci sono ne manuali ne ricette preconfezionate all’interno dell’avventura educativa. La più potente arma che abbiamo è l’ascolto attivo, incentivato dal gesto più semplice, quello del domandare. Chiedere direttamente al bambino quali emozioni sta provando e secondo lui quali sono le cause, ad esempio con un semplice quesito: “Cosa c’è nel tuo cuoricino?”. Spesso sono loro che con grande naturalezza ci indicano la chiave per affrontare determinati vissuti, ad esempio di paura o di dolore. Ciò rimane essenziale per evitare di attribuire personali interpretazioni che spesso sono legate alle logiche del mondo adulto. Non sempre ci sarà una risposta immediata, ma se avremo la pazienza di lasciare aperto il canale di una serena comunicazione, prima o poi il bambino userà con fiducia questo spazio d’ascolto.
Chi educa deve saper essere un buon ascoltatore e osservatore, e chi cresce deve innanzitutto mettersi nei panni dell’esploratore. E' infatti una missione da esporatori conoscere se stessi. E’ un lavoro che il bambino deve svolgere su due diversi fronti, uno esterno e uno interno. All’esterno, guardando ciò che dice e fa e cercando di capire come può relazionarsi con gli altri, all’interno – e questo è ancora più difficile – diventando consapevole di ciò che sente fisicamente, di ciò che prova emotivamente e anche ponendo attenzione a quali pensieri alloggiano e si alimentano in lui.
A Circolarmente si mettono a disposizione luoghi, sia fisici ma anche emotivi, per continuare al di fuori della famiglia, quest’esplorazione: il bambino ha la possibilità di percepirsi come un essere indipendente da mamma e papà, che intraprende un’avventura nuova con altri bambini, piccoli passi che contribuiscono al riconoscimento delle proprie peculiarità e alla ricerca del proprio posto nel mondo.
L’intenzione dell’associazione è proprio quella di improntare il progetto educativo sulle basi di una pedagogia dell’ascolto e dell’interazione emotiva, secondo la quale il bambino non è conosciuto con scontata ovvietà, ma è un bambino da scoprire nella sua preziosa unicità.
L’ascolto attivo è un formidabile mezzo per incrementare l’apprendimento, realizzare un’ atmosfera sociale in cui si sentano liberi di ragionare, di indagare e interrogarsi rispetto ai meccanismi di funzionamento del mondo reale ed emotivo. Poiché l’ascolto attivo risulta fondamentale anche per rielaborare le proprie emozioni senza timori o sensi di colpa; incentivando le risorse per affrontare le difficoltà, anche attraverso l’ascolto degli altri. Lo scopo è quello di nutrire attraverso la curiosità e il desiderio di fare nuove esperienze, il progredire della fiducia in sé e la scoperta del proprio valore e dei propri tesori.
Articolo tratto dall'incontro del 24 gennaio 2017
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